Introduzione: Ricostruzione di una Bombardella a mascolo del 1348

By maggio 17, 2016Articoli

Le prime fonti storiche in Europa ed Italia

Le prime armi da fuoco sembravano essere di dimensioni e calibri diversissimi tra loro, i loro nomi erano ancor più disparati da Schioppi, Bombarde, Colubrine, Sacri, Cortaldi, Petrieri etc. a seconda della fantasia dei loro costruttori, che spesso usavano anche attribuire nomi di bestie feroci o mitiche al fine di spaventar ancor di più i nemici.

Per questo motivo è difficile attribuire con certezza uno specifico nome alle prime armi da fuoco, almeno prima che i calibri e le misure venissero standardizzate all’interno degli eserciti e per questo motivo, almeno in questa prima fase di studio mi riferirò ad esse in maniera generica con il termine di artiglieria.

Schioppo manesco in bronzo, ritrovato a Loshult, Skåne, Sweden, e conservato nel Statens Historika Museum.

La prima fonte iconografica certa in Europa, sull’utilizzo di congegni metallici in grado di sfruttare il potere offensivo della polvere da sparo, ci perviene da una caratteristica raffigurazione del 1326 contenuta in un manoscritto di Walter de Millimete, De notabilibus, sapientiis et prudentiis: si nota bene che la struttura metallica (probabilmente in bronzo per via del colore dorato) è poggiata su una specie di tavolo, e cosa ancor più curiosa che è armata di un verrettone simile a quello delle baliste.

Solo poco più tardi, troviamo altri due documenti importanti: il primo documento autenticato per l’uso di artiglierie in Italia è un ordine da parte del consiglio di Firenze, di impiegare maestri per la realizzazione di frecce, palle di ferro e “cannones de metallo“, l’11 Febbraio 1326; il secondo documento, sempre di un uomo fiorentino, ci riporta di esser sopravvissuto ancora nel 1326 alla ” pilas seu palloctas ferreas canones et de mettallo “, indicando di esser scampato da un cannone in bronzo che sparava palle di ferro. [Cipolla 1965 p 21]

“De Nobilitatibus, Sapientii et Prudentiis Regum”, manuscript, by Walter de Milemete, 1326

Bombarda di bronzo, ora perduta, proveniente dal mantovano, datata 1322. Disegno di un libro pubblicato nel 1847. Le foglie di alloro ed acanto ricordano i fasti militari e la croce lo stemma di Mantova. La sigla, forse, P[etrus] P[aulus] P[?] F[ecit]. Da Angelucci, Documenti inediti, p.75.

Da alcuni disegni di un libro pubblicato nel 1847, sembra che in passato venne ritrovata addirittura una bombarda in bronzo, del peso di 4,941 Kg di origine Padovana, datata 1322 e riportante incise delle foglie d’alloro ed una croce, simbolo dei fasti militari di Mantova.
Purtroppo ad oggi questo reperto sembra esser andato perduto ed il disegno riportato a fianco sembra esser l’unico indizio rimastoci.

Nonostante le fonti citate potrebbe esser possibile che in ogni caso esistessero già in precedenza, soprattutto in Asia ed in Medio Oriente, congegni specifici in grado di impiegare la potenza della polvere da sparo come strumento di offesa, in quanto di molto precedente risulta essere la conoscenza della polvere pirica, impiegata per prima dai Cinesi come strumento pirotecnico.

Con il passare degli anni le tecnologie metallurgiche progredirono di molto, consentendo di realizzare artiglierie sempre più funzionali, potenti,sicure e complesse.
E’ noto infatti come le prime armi da fuoco fossero imperfette nel tiro e pericolose per gli stessi artiglieri, in quanto spesso potevano auto-esplodere internamente rompendo persino la canna: questo accadeva soprattutto nelle canne dure e fragili in ghisa, che unite alle “mescole empiriche” di polvere da sparo erano in grado di creare vere e proprie retro-esplosioni a mò di bomba.
Inizialmente, queste armi vennero utilizzate spesso per incutere paura e disagio nei nemici, che sentendo forti boati ed esplosioni venivano colti da paure inspiegabili, indebolendo il morale combattivo.

Segue in  Parte 1: Ricostruzione di una Bombardella a mascolo del 1348 …

A cura di Man di Martel

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