Torre Ampalla – Parte prima

By marzo 21, 2020Articoli

L'architettura della torre

Nel centro storico del Comune di Ciriè, in Via Vittorio Emanuele angolo Via Cavour, si erge ancora oggi da oltre sette secoli, una delle Case-torri più antiche ed alte di quello che era ai tempi Borgo Ciriacum.

Per circa un secolo, la cultura popolare ha attribuito a questa abitazione  i più svariati nomi, arrivando sovente ad attribuirne la proprietà in maniera errata, a causa di quel solito groviglio di fonti ed informazioni che nel corso dei secoli si tramandano, si perdono e si intrecciano lasciando perdere le autentiche tracce.

Quasi diventata del tutto anonima, questa torre oggi risulta per buona parte inglobata da una porzione di condominio moderno, i cui lavori di rimaneggiamento nel corso dell’ultimo secolo, hanno quasi completamente portato via ogni splendore della sua architettura originaria, rendendone difficile la sua visibilità ad un occhio non attento del passante.

Struttura di invidiabile estetica ed importanza, doveva molto probabilmente essere questa nobile casa tra il XIV e XV sec., considerando quei pochi indizi che ancora sopravvivono all’incuria del tempo e dell’uomo.

Partendo da una prima analisi più esterna, la Casa “della Pasta”, (anche così chiamata localmente per via dell’attività storica stanziatasi negli anni ‘70 della Famiglia Martinetto) sorge su un ampio arco a sesto acuto nella parte anteriore, mentre in quella retrostante, viene retta da colonne tonde in mattoni di cotto e pietra, dai cui angoli si innalza la volta a crociera.

Essa concorre a formare il portico di passaggio, sotto cui, come riportatoci dai regolamenti del “Liber Franchisiarum et Statutorum Ciriaci”,  si doveva tenere settimanalmente il mercato centrale (il martedì), ed in questo caso probabilmente, offendo un ampio spazio di “vetrina” all’attività commerciale della benestante famiglia proprietaria, che avrebbe disposto anche di una vasta bottega al chiuso, sotto le sale abitative.

A livello della strada, più in basso del marciapiede, si scorgono dei piccoli lucernari, che lasciano presagire la presenza di un magazzino interrato o cantina.

È però solo innalzando lo sguardo verso l’alto, che è possibile riuscire a riscoprire ancora alcuni fantastici dettagli di questa abitazione, ipotizzandone i fasti del passato.

Come per poche altre facciate sopravvissute del ‘3-400 infatti, questa Casa-Torre, comunemente conosciuta come “Ampalla”, dovette rappresentare sicuramente un fulgido esempio di quello stile Architettonico Gotico Internazionale, che in Piemonte si caratterizzò in maniera del tutto singolare rispetto ad altre regioni: uno stile gotico fiorito piuttosto austero, adorna le pregevoli formelle in cotto decorato che sovrastano qua e là gli archi acuti delle porte e delle finestre (murate), peraltro simili a quelle della facciata d’ingresso del Duomo di San Giovanni. (Replicata anche al Borgo Medievale).

Salendo dentro l’abitazione e portandosi all’esterno sul balcone, un esame più ravvicinato di tali formelle, della misura di circa 25 cm, rivela all’interno degli intricati disegni, il nascondersi di sfuggevoli figure zoomorfe, che a volte sembrano far capolino tra il fogliame, quasi come per spiare gli ignari passanti.

Esattamente al centro di uno di questi archi, al secondo piano, quasi completamente scomparsi, resistono due scudi araldici: un chiaro riferimento simbolico alla famiglia proprietaria d’origine.

Su questo approfondiremo però successivamente lo sviscerarsi della nostra ricerca.

La torre prosegue alta oltre il secondo piano.
Interamente costruita in mattoni di cotto stampato a mano (probabilmente anche questa manifattura specializzata poteva esser di sede locale visti i giacimenti argillosi lungo tutta la collina delle Vaude, che si ricorda ai tempi esser per intero annessa alla Castellania di Ciriè – Di epoca più recente si ricorda inoltre in località Sedime di San Carlo, un’antica ciminiera di fornace per la cottura dei mattoni, divenuta oggi dimora privata), giunge alla sommità con un solaio di legno aperto che guarda su buona parte del vecchio borgo. In realtà un inganno costruttivo.

La fine della costruzione originaria terminava infatti appena sotto il pavimento dello stesso solaio.
A testimonianza di ciò ne è la greca geometrica di cotto, che dal vano scale si intravede appena dietro l’intonaco scrostato, finita poi da una copertura piana di lose di pietra.

I decori lignei del soffitto a cassettoni

Ridiscendendo la Torre, si trova però celata al suo interno, la testimonianza più ricca di questa prestigiosa abitazione risalente forse alla metà del XIII sec. Di tutte le unità abitative ricavate al suo interno (o per lo meno di quelle non abitate che abbiamo potuto visitare), solo una stanza conserva ancora l’originale soffitto ligneo a cassettoni decorati. Anche qui, l’usura del tempo e degli agenti atmosferici hanno purtroppo inficiato sui decori e sui colori, rendendo molto difficile l’identificazione di quanto raffigurato.

Dotati di attrezzature adeguate siamo riusciti ad avvicinarci in primo piano al soffitto ed i suoi decori, raccogliendo un buon numero di fotografie ed informazioni, su cui tutt’ora sono in corso degli approfondimenti.

Da un lato della stanza, ciascuna quadrotta riporta raffigurata una figura umana, alternando presenze femminili ad altre maschili, alcune sembrando accentuare tratti dei visi goliardici come in una sorta di caricatura, altre con sembianze zoomorfe.
Dalla parte opposta prevalgono invece alcune figure di bestie leggendarie, animali locali ed altri di provenienza africana: quasi un messaggio per i posteri, un segno che ostenti il potere economico della famiglia,  che sembri quasi voler dimostrare la propria facoltà di poter accedere o reperire a contenuti e conoscenze inusuali per l’epoca, provenienti da molto distanti, sempre se non dar addirittura la credibilità di aver potuto davvero visitare quei luoghi e quelle bestie.

Probabilmente le prime figure umane sono riconducibili alla famiglia proprietaria della Torre, che sicuramente doveva esser di ceto alto borghese, visti gli sfarzi architettonici, decorativi e …. ovviamente  la moda degli abiti con cui sono raffigurati.

Grazie ad essi, possiamo infatti provare a ricondurre i decori alla prima metà del XV sec. : pellande, sopravvesti  ed elaborati copri capi, riportanti perfino  qualche piccolissima spilla sono solo alcuni esempi di questi pregevoli dettagli.

Questo appunto ci rimanda a sua volta al fatto di come la Cirié medievale fosse anche un notevole epicentro per la preparazione, la follatura e la mercanzia dei panni lana per tutto il circondario e Canavese per diversi secoli, motivo per cui potremmo anche azzardare, vista la redditività di quest’arte, che la stessa famiglia fosse impegnata in questo stesso tipo di commercio. (Vedesi per esempio il dipinto dell’Assunzione della Madonna commissionato al Defendente Ferrari agli inzi del XVI sec dalla Corporazione dei Lanaioli ciriacesi. Una scritta difficilmente decifrabile sotto la tela riporta “Mercatores lanae fieri fecerunt Ciriaci 15 …”).

Prosegue in Parte Seconda …

Articolo e Ricerca storica a cura di
Manuel Maniezzo

BIBLIOGRAFIA

Feudi e nobiltà negli stati dei Savoia – Società storica delle Valli di Lanzo
Ciriè nel Medioevo Statuti e Franchigie nel XIV sec. – Circolo culturale Ars et Labor
Notizie Storiche di Ciriè – Dott.Angelo Sismonda, G. Cappella Tipografo Editore 1924
Le carte dello Archivio arcivescovile di Torino fino al 1310 – Gabotto Barberis
Blasonario Subalpino delle Casate nobili Piemontesi
Il Piemonte antico e moderno delineato e descritto da Clemente Rovere

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