La mia prima volta a 2000 mt. nel Medioevo

By settembre 6, 2017Articoli

Progetto di Ricostruzione storica di un fabbro itinerante di fine ‘300 in viaggio in alta montagna.

 

“Il pensiero e’ meraviglioso, ma ancor piu’ meravigliosa e’ l’avventura”.

Oscar Wilde

Escursione storica Laghi Verdi - Valli di Lanzo (TO)
Introduzione
Da circa tre anni desideravo sperimentare l’esperienza di un’ escursione tecnica in alta montagna in abiti storici.

Il mio intento era unire in un’unica esperienza la mia passione per la ricostruzione storica e l’amore per la montagna, paesaggio naturale ed incontaminato, che a mio parere ben sposa la filosofia di storicità che ho in mente.

Ho voluto quindi sperimentate personalmente la figura di un fabbro tardo medievale di fine XIV sec., in viaggio tra le Alpi Italo – francesi per prestare la propria manodopera presso i maggiori comuni Sabaudi della valle.

Purtroppo, per vari motivi, ho dovuto  rinviare diverse volte questa esperienza.Un po’ per la difficoltà del tracciato escursionistico, non propriamente accessibile ad un pubblico non allenato, un po’ per le condizioni proibitive imposte da un abbigliamento ed attrezzature rudimentali rispetto quelle più tecniche moderne. Queste difficoltà, assieme a vari impegni feriali non hanno ancora reso possibile, almeno per ora, la mia idea di condividere questa esperienza assieme ad una compagnia più numerosa di pellegrini, mercanti, ed artigiani rievocatori.
Riflettendoci sopra ho pensato però esser opportuno affrontare infine questa impresa 1.0 in solitaria, al fine di valutare personalmente livelli di difficoltà, e grado di rischio del percorso. Soprattutto valutare un’analisi dei problemi derivanti dall’utilizzo di suddette attrezzature ed individuare le possibili malizie col materiale a mia disposizione.
Questo utile anche al fine di individuare delle linee guida generali per un esperienza futura di gruppo.
Ad accompagnarmi al seguito, in attrezzatura moderna, solo il fidato Riccardo, a cui è stato affidato l’oneroso  compito di documentare il mio viaggio.

Per l’occasione ho pensato quindi di affrontare un percorso di livello medio presso le Valli di Lanzo, in Val d’Ala, indicato sulla scala di difficoltà del CAI di grado E (Escursionistico).
Un dislivello da un altitudine base di circa 1500 sino a 2163 mt di quota, per un tempo di circa 2 h. di risalita.
L’itinerario di partenza verso il Paschiet ed i Laghi Verdi, prende così inizio dal comune di Balme (dove tra l’altro è possibile visitare il Museo delle Guide Alpine di Don Bosco), non a caso da una piccola e remota frazione, in Piemontese detta ” Li Frè“, ovvero dei Fabbri.
Questa regione venne infatti così denominata per la presenza di una fucina venutasi a costituire affianco ricche zone boschive, utilizzate per l’alimentazione degli altiforni, ed a valle di una ricca area mineraria, un tempo assai utilizzata.

Il mio viaggio prende però inizio qualche sera prima del trekking vero e proprio, seduto a tavolino, affrontando una prima e semplice domanda da cui sarebbe poi partito tutto: “Quale materiale minimo ed indispensabile, alla sopravvivenza ed allo svolgimento della mia mansione, avrei dovuto trasportarmi al fine di viaggiare agevole e preparato?

Escursione storica Laghi Verdi - Valli di Lanzo

Numerosi sono gli esempi e le cronache in molti testi, sin dalle epoche più remote, che ci testimonino di quanto le vie su tutto l’arco alpino fossero molto battute per interessi di varia natura, sia religiosa, che politica o commerciale.
Sovente mi torna in mente ad esempio, la cronaca di un certo Mastro Ugonino di Chantillon dalla Valle D’Aosta, “Mastro fonditore di schioppi“, che con un aiutante arrivò nel 1348 circa in quel di Lanzo, al fine di prestar i propri servigi presso le fucine di Amedeo VI di Savoia, Il Conte Verde, al fine di costruire delle artiglierie a difesa delle castellanie Sabaude.
Se analizziamo già solo il suo “Cognome d’origine”, ed il luogo di provenienza, possiamo immediatamente avere una constatazione del suo viaggio, a dimostrazione di quegli itinerari montani spesso frequentati dall’ homines medievale.

Intuendo inoltre le distanze, i percorsi e le asperità del terreno ed i scarsi mezzi di trasloco, è comprensibile come non fosse possibile movimentare grandi quantitativi di materiale se non a spalle, a dorso di bestiame o con carriaggi. E quindi di come dovessero esser già diffuse in alcune zone, delle strutture ricettive, degli “ospitales“come quello di Lanzo, a disposizione del pellegrino che viaggiava leggero e comodo.

Incomincia il viaggio
Inizio a prepararmi con attenzione: brache e camisa in lino, delle calde calze in lana rossa, un farsetto imbottito ed una pellegrina dal lungo cappuccio a riparo delle spalle e della testa dalle intemperie. Cappello a punta in lana cotta ed uno in paglia più leggero, cintola e scarsella in cuoio robusto, un tascapane per i viveri in lino, semplici ghette costituite da 3,20 mt di strisce di canapa grezza per fasciare le gambe, ed infine ma non per ultimo degli stivaletti a mezza caviglia in morbida vacchetta di vitello, accuratamente lucidati ed ingrassati con grasso animale per riparare il piede dall’acqua e dall’umidità.
A spalle una gerla di grandezza media in vimini, un vello di pecora, una coperta di lana,un borsello con acciarino e pietra focaia, un’ascia,il mio fidato martello da lavoro, una “zucca da vino” ed un robusto bastone da appoggio e difesa, detto “Bordone”.
Il tutto per la bellezza di un peso totale dello zaino di circa 13 kg.

Cappello in testa e ghette ben tirate, parto subito con ottima speranza ma anche qualche preoccupazione, la mattina presto, in modo da salire con le prime ore di luce e fresco, finché il sole non è ancora alto.

Escursione storica Laghi Verdi - Valli di Lanzo

Attraverso un ponte di legno ed inizio il cammino su un piacevole pianoro erboso che costeggia lungo il Rio Paschiet la risalita. Ottimo per un progressivo riscaldamento.
Senza troppe difficoltà ai piedi e le gambe, raggiungo in fretta il primo alpeggio di pian Sale’: le fasciature alle gambe strette contengono molto bene caviglie e polpacci ed il primo problema sorge tutto altrove che dove avevo preventivato.
Sento infatti tirare subito le spalle per via del carico distribuito male su delle corregge in cuoio non abbastanza larghe.  Nonostante in fase preparatoria la sera prima, abbia cercato di organizzare la distribuzione dei pesi all’interno della cesta, avverto maggiormente lo scompenso sulla spalla destra causato dal martello.
Mi accorgo subito essere questo un problema grave, frutto di un acquisto di “Armi e Bagagli “non troppo ponderato, e che riconosco subito avrebbe rappresentato un fastidioso problema nell’arco della giornata. Senza contare il rischio di rottura degli stessi cinghietti, che mi avrebbe obbligato ad arrangiarmi con una riparazione d’emergenza con delle corde fastidiose sul momento.

Escursione storica Laghi Verdi - Valli di Lanzo

Il sentiero prosegue salendo lungo il rio in un verdeggiante sottobosco di larici, bassi arbusti, erbe lisce e folte, il tutto su un morbido terreno di terra battuta.
Inizio ad incontrare qualche rivolo d’acqua proveniente dal versante sinistro del Mon Forte, che si butta poi nel rio principale formando piccole cascate; guadando questi rimango stupefatto e soddisfatto della totale impermeabilità delle mie calzature, comprendendo l’importanza basilare di quell’operazione di lucidatura e di ingrassaggio svolta la sera prima.
Grazie a questo procedimento, sento inoltre le stesse scarpe morbide e performanti, certo non alla pari di uno scarponcino tecnico moderno, ma di sicuro meglio dell’ipotizzato.

Guadagno nuovamente un piccolo alpeggio diroccato: quello dell’Alpe Garavela, dove faccio una piccola sosta all’interno di una “barma“(piccolo rifugio costituito ai piedi di una roccia della montagna), per bere un sorso d’acqua fresca dalla mia zucca da vino.

Escursione storica Laghi Verdi - Valli di Lanzo

Quivi mi accorgerò soltanto in un secondo momento, riguardando le foto della gita, di una curiosa ed inquietante presenza nella roccia: la direzione della punta del mio cappello, sembra indicare infatti un piccolo volto demoniaco disegnato nella pietra, quasi come fosse un bafometto od un gargoyle di Notre-Damme.
Da questa curiosità mi viene facile comprendere come potessero originarsi quindi paure, credenze, toponimi e nomignoli di determinati luoghi.

Escursione storica Laghi Verdi - Valli di Lanzo

Rimetto lo zaino in spalle, ed appena prima di riprendere il cammino, mi chino per raccogliere alcuni lamponi selvatici affianco la barma: assaggio due frutti e comprendo come la raccolta di alcuni di essi lungo il mio viaggio avrebbe potuto rivelarsi una risorsa. Allo stesso modo rifletto su come la raccolta di bacche ed erbe spontanee sbagliate, o non conosciute a sufficienza, avrebbe potuto rappresentare un facile pericolo mortale.

Quando il sole inizia ad essere alto e scaldare piacevole sulle spalle, slaccio il farsetto di lana per cercare di asciugare la camicia bagnata dal sudore, preferisco sostituire il cappello in feltro con quello più leggero in paglia intrecciata, che bagno in una lama d’acqua.
L’ultimo pianoro che incontro offre allo sguardo una magnifica vista, da una balconata che si affaccia a Sud dell’Uja di Mondrone (2964 Mt). Una delle regine della valle.
Quivi regna indiscusso un piacevole sentimento di pace, scandito a tratti dal fruscio dell’aria fresca, interrotta di tanto in tanto dal classico suono delle “cioche” di qualche mucca al pascolo.

Proseguendo il cammino incontro una deviazione che mi permette di cambiare versante di risalita, e dirigermi verso destra al Lago Paschiet.
Per il momento preferisco però non cambiare itinerario e avanzare diretto verso i Laghi Verdi. Questo perché gli ultimi 300 mt di dislivello, la pendenza e le asperità del terreno sugli stretti tornanti intervallati dai gradoni di roccia, iniziano a farsi sentire totalmente, più che nelle gambe, sulle spalle, sempre per via di quelle strette cinghie che mi logorano sempre più.
In questo momento inizio a percepire l’utilità del bordone. Personalmente ho sempre ritenuto fastidioso l’utilizzo di bastoni nel camminare, che normalmente mi intralciano il passo, ma in questa occasione trovo in esso un valido punto di equilibrio, quando il carico sulle spalle tende a farmi vacillare lateralmente. Soprattutto, intuisco la possibilità di utilizzarlo come leva per sopportare il carico sulla schiena, dando un leggero sollievo alle spalle.

Gli arbusti di rododendri, oltre ancora i rami di qualche piccolo e testardo faggio che si appresta a crescere, tendono a chiudermi il passaggio. Non riesco più a passare col bastone traverso sotto la gerla, che assieme al velo di lana continua ad impigliarsi a rallentarmi.

Escursione storica Laghi Verdi - Valli di Lanzo

Con la maggior parte del baricentro in avanti, passo ancora su alcune pietre lisce, ove le suole tendono a scivolare e costringermi a cercare un appoggio più sicuro con le mani.
Dopo questo passaggio stretto e pendente più difficile, il suolo tende ad appianare, ed improvvisamente, seppur nascosto da una lieve cunetta, intuisco essere in prossimità del lago.
Proprio appena girato attorno alla lieve cunetta, il sole si trova nel suo punto zenit, quando intravedo da poco più in alto, il primo lago verde, quello inferiore.
Come ben comprensibile dal suo nome, l’acqua è di una variabile tonalità di verde, tendente dal più chiaro verde bottiglia, sino ad arrivare al centro, ad un color smeraldo più scuro.

Escursione storica Laghi Verdi - Valli di Lanzo

Raggiunta la meta in maniera sorprendente, in circa 2.30 h di cammino (escludendo circa un’ora di interruzioni fotografiche ed informazioni date agli straniti escursionisti che mi incontravano) rispetto alle 2 ore segnalate dall’itinerario GTA (grande traversata delle Alpi), rimango molto soddisfatto considerando il mio poco allenamento, il carico a spalle ed il mio semplice equipaggio.

Una breve sosta
Decidiamo quindi di fermarci in prossimità del lago su alcune rocce per una sosta.
Non disponendo di altri abiti di ricambio oltre quelli indossati, provvedo subito a spogliarmi di farsetto e camicia, per stenderli al sole al fine di asciugarli.

Estraggo dalla mia sacca personale le stoviglie in faggio, e dal tascapane in lino un pezzo di toma, del salame stagionato, due pagnotte, barattate in paese in cambio di alcune piccole riparazioni.
Con curiosità, noto come in poche ore, il pane conservato nel sacchetto di lino abbia cambiato leggermente consistenza, e sia diventato un poco più asciutto.
Finito di pranzare ci accorgiamo che Riccardo, ha dimenticato la sua borraccia. Per via dell’inconveniente condivido quindi con lui la mia unica riserva d’acqua, che da lì a poco finirà.
Mentre finiamo di pranzare, mi accorgo subito giungere dal canalone roccioso oltre il lago, quello diretto verso la Valle di Viu’, il bivacco Gandolfo o la Punta Paschiet (per il gli escursionisti più esperti), di una bassa perturbazione scura che avanza lentamente investendo le rocce.

Escursione storica Laghi Verdi - Valli di Lanzo

Raggiunto il mio “traguardo preposto “, anche se ai fini di un rigido itinerario ricostruttivo avrei dovuto proseguire lo scavallamento, preferisco non rischiare di trovarci in balia di una coltre di nebbia o un temporale. Decidiamo quindi di visitare il lago verde superiore e dirigerci per discendere a valle, verso il Guado Paschiet .
Per farlo risalgo un piccolo ed irto colle, che una volta in punta svetta dall’alto sul Lago Paschiet, di colore nero rispetto ai primi, poiché all’ombra sotto colle.

Ritorno a valle
Tosto avviso il brutto della discesa da questo versante: il sentiero stretto ma ancor più ripido rispetto al lato di risalita, mi impone in taluni casi, la discesa dei gradoni da seduto, con la gerla che poggia il fondo sul terreno. Qui le ginocchia accusano il contraccolpo.
In pochi ripidi metri arrivo al lago, dove leggermente provato, mi soffermo per rinfrescarmi il viso e bagnare il cappello, indossato a riparo del capocollo dal sole.

Escursione storica Laghi Verdi - Valli di Lanzo

Sia io che Riccardo abbiamo sete, ma entrambe siamo senza acqua.
Non siamo in condizioni di disidratazione e pericolo, perciò preferiamo sopportare ancora sino a valle la sette, escludendo la possibilità di rifornirci d’acqua dal lago o dai rivi circostanti.
L’acqua infatti essendo molto fredda avrebbe potuto crearci brutte congestioni da accaldati, inoltre nonostante la sua limpidezza, potrebbe essere stata contamina dalla presenza di bestiame al pascolo nei dintorni.

Continua la discesa sul versante sinistro della vallata. Dopo alcuni passaggi “piede fronte piede” su due grandi massi, ove si passa giusti in una linea leggermente incavata e che sulla sua destra presenta un burrone ricco di vegetazione, sempre seguendo il corso del Rio Paschiet, ci addentriamo più a fondo nel sottobosco.
Un luogo selvaggio, nonostante la folta vegetazione, che mi fa comprendere in fretta il perché del nome “Val Servin “.
Una discesa infatti così logorante da togliermi persino la parola.
Le spalle insensibili e formicolanti sono la cosa più dolente nel fisico. A tratti mi soffermo con il carico su delle pietre a mezza altezza (in piemontese le “arpose“) per far riprendere la circolazione. Assetato, sapevo che avrei potuto trovare un po’ di consolazione in quei lamponi che avevo già preventivato sarebbero tornati utili la mattina.
Il bordone, nel contempo mi offre un valido punto di appiglio per agganciarmi quando i piedi scivolano sulla terra umida del sottobosco.

Escursione storica Laghi Verdi - Valli di Lanzo

Impiego quasi più tempo a scendere che quanto impiegatoci a salire, cosa di norma contraria. Riusciamo a raggiungere gli alpeggi più bassi ed in seguito il ponte sul Rio Paschiet, che congiunge finalmente i due versanti. In questo esatto punto, dopo la fatica della discesa, lo scroscio dell’acqua e la vista del rigoglioso muschio verdeggiante, sono una tentazione naturale, a cui devo però nuovamente resistere.

Ho quasi praticamente terminato la mia escursione, ma prima di ritornare a valle nel mondo moderno, desidero comunque accamparmi per testare le mie competenze ed il restante materiale trasportato.

Escursione storica Laghi Verdi - Valli di Lanzo

Scorgo una piccola radura tre piante vicino un rigoletto d’acqua. Individuato un buon punto dove fermarmi a riparo di una roccia, che mi funge anche da scarico per la gerla, fisso il bastone tra le forcelle di due piante, su cui appendo gli abiti ad asciugare lontani dall’umidità del suolo.
Prima del calar del sole mi appresto ad accendere il fuoco. Raccolgo della legna secca, del pagliericcio e del fogliame secco.
Dispongo alcune pietre nel classico modo a cerchio, ed estraggo da una bisaccia in cuoio, il mio kit per l’accensione: un acciarino, delle pietre e ed alcuni pezzi di lino carbonizzato. Preparo la prima esca in un nido di licheni secchi, raccolti precedentemente durante la discesa. Sfregando il pezzo di metallo contro la pietra focaia, cerco di catturare le scintille nel pezzo di lino cotto.

Dopo aver, catturato la prima scintilla adagio lo straccetto nel pagliericcio di licheni, alimentando la fiamma soffiandovi leggermente sopra per non spegnerla.
Essa scaturisce, ma non appena il quadretto di stoffa termina si spegne. Molte volte in pianura ho acceso il fuoco in questa maniera, ma qui, dopo molteplici tentativi (ed a casa ho provato senza risultato anche con i fiammiferi) mi accorgo della grande difficoltà di accensione dovuta a due fattori principali: l’ossigeno più rarefatto e la forte umidità del sottobosco, che intride immediatamente ogni cosa a contatto con l’aria.
Persino il velo di pecora il giorno successivo inizia a trasudare umidità accumulata dal suo interno.

Per caparbietà ed un fortuito caso, riesco infine a far salire la temperatura nel primo nido d’esca adagiarlo sul secondo all’interno del circolo di pietra, ed incendiare alcuni pezzi di legno.
Dopo questa ultima fatica posso facilmente avvolgermi la coperta al caldo e al sicuro da animali vicino al fuoco, concedermi così un meritato riposo prima di riprendere l’indomani la strada verso a casa.

Escursione storica Laghi Verdi - Valli di Lanzo

 

Conclusioni
Scrivere delle conclusioni esaurienti, sia da un punto di vista pratico sperimentale che alpinistico su questa avventura, non mi è cosa facile.
In qualunque caso, un’esperienza unica, che consiglierei e vorrei condividere con molti altri rievocatori in futuro.

Mi sento di tirare delle conclusioni adeguate solo a distanza di un paio di settimane di riflessione.
Solo dopo aver compiuto una seconda escursione in moderna alla ricerca delle (quasi sperdute) Miniere del Radis (2355 mt) in Val d’Ala.

Visitare questo luogo, e constatare ancora una volta con mano, la difficoltà dei sentieri che dovesse percorre chi viveva e lavorava in queste zone, non fa altro che rafforzare il mio primo pensiero.

Ciò che ho compreso più di tutto, è di come non fosse affatto facile mettersi in viaggio di per se, tanto meno farlo su un terreno montuoso.
Seppur con difficoltà di pensiero, apprendo anche diverse testimonianze dai vecchi locali la sera, che mi confermano, di come giovani donne ed uomini tra la fine dell’ 800 e del ‘900, fossero in grado di trasportare a spalle, carichi molto pesanti. Di come percorressero avanti e indietro quei sentieri, carichi di minerale, foraggio per il bestiame, latte od altro.
È altresì vero però, di come molti morissero in tragici incidenti, non solo appiedati ma anche alla guida di slitte da carico.

Va considerato di come queste vie un tempo, fossero per i predetti motivi, diverse, più frequentate, più pulite, curate ed in vista, permettendo probabilmente in alcuni punti, passaggi più agevoli tra la vegetazione che non oggi.
Senza poi considerare il fattore morfologico e quello idrogeologico, che nei secoli ha inciso fortemente sul territorio e la viabilità.

Della mia prima volta nel Medioevo a 2000 mt non cambierei quasi nulla o poco.
Indubbiamente un’avventura indimenticabile, assolutamente da ripetere, che mi ha lasciato un nuovo modo di vivere e comprendere la montagna.

Escursione storica Laghi Verdi - Valli di Lanzo

L’attitudine di quelle operose genti di montagna, che vissero e lavorarono su terreni così aspri, probabilmente non è da ricercare unicamente in un fenomeno macro-evolutivo, a vantaggio di una componente fisico strutturale dell’individuo, seppur in minima parte, quanto, credo più prevalentemente, in una straordinaria  dote di resilienza mentale, sviluppatasi di fronte all’abitudine delle fatiche quotidiane, in grado di plasmare l’uomo e renderlo forte
come la montagna stessa.
Una forma mentis preservata e temprata da uno stile di vita regolato solo dai ritmi naturali, meno frenetici che quelli stressanti della società odierna.

Per fortuna o sfortuna direi quindi, nel mio caso, che soltanto la passione ha reso possibile questa bella e “faticosa avventura “.

 

Un ringraziamento particolare a Riky per avermi supportato ed accompagnato nella mia avventura.

Man di Martel

Escursione storica Laghi Verdi - Valli di Lanzo

BIBLIOGRAFIA 

Contadini, Signori e mercanti nel Piemonte Medievale, Rinaldo Comba

Della qualità e dell’uso degli schioppi nell’anno 1347 … , Società storica Valli di Lanzo, Luigi Cibrario

Minatori e fonditori di Postua nelle Valli di Lanzo sul finire del XIV secolo. Società storica Valli di Lanzo, Riccardo Cerri 

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