Costruzione di un Mantice da forgia del XIV sec.

By novembre 3, 2015Articoli

Dopo molti mesi di studio, sperimentazione e lavoro, ma soprattutto dopo aver atteso a lungo nella ricerca dei materiali più idonei nella realizzazione di questo mantice, finalmente esso inizia a prendere forma e a completarsi.
Non esistendo “istruzioni di montaggio” per un oggetto simile, sono servite numerose ore nella progettazione e nella costruzione, soprattutto per via delle generose dimensioni, che non semplificano affatto il tutto, per questo è stato necessario riuscire a guardare attentamente alcuni reperti fotografici di pezzi francesi dell’800 e apprendere bene il sistema di funzionamento di un vero e proprio “Mantice professionale”.

Citando nuovamente e tenendo a mente l’unica teoria costruttiva ricavata da testi medievali, è stato possibile dare inizio all’opera.

Estratto da TEOFILO, Le varie arti. De diversis artibus. Manuale di tecnica artistica medievale, a c. A.Caffaro, Palladio, Salerno 2000. Mantice [IV De follibus]

Poi costruisci tu stesso il mantice di pelle di ariete nel modo seguente. Dopo aver ucciso gli arieti, le pelli non devono essere incise sotto al ventre, ma aperte dietro e girate in modo che se ne vengano integre interamente; [le pelli] vengono riempite di paglia e moderatamente essiccate.
Successivamente lasciale per una o due notti in un preparato di feci e sale; il giorno dopo verranno tirate in lunghezza, ma più in larghezza. Poi vengono unte e tirate di nuovo.
Dopo di ciò, fai la testa di legno del mantice, la quale passi per il suo collo, legala e fai un foro nella testa attraverso il quale passi un tubo di ferro.
Dietro, attraverso la larghezza del mantice, si pongano quattro legni, due dei quali siano uniti e legati nella loro metà, gli altri due cuciti sul mantice in modo tale che le giunture si trovino nel mezzo sia sopra che sotto; qui siano due aperture nella stessa pelle, sopra una più piccola nella quale si possa infilare il pollice, l’altra di dimensioni maggiori sotto nella quale si possano infilare le rimanenti quattro dita.
Quando ciò è stato completato, metti il tubo di ferro nel foro sul retro della fornace e davanti [metti] carbone e fuoco e soffia affinché la fornace si secchi.

… [pp 190-193, corredate da schemi grafici]

Come prima cosa è stato opportuno disegnare su carta in dimensioni reali, l’effettiva forma del mantice, tracciandone il profilo rispetto la mezzeria e specchiandone poi il contorno in fase di tracciatura, al fine di ricavare due metà di forma uguale e precisa, ottenendo un profilo curvilineo e omogeneo.

Una volta reperito il legno di quercia, in questo caso di rovere, ho proceduto alla piallatura ed alla prefinitura delle sei assette; se vogliamo eseguire una ricostruzione più o meno veritiera non sarebbe troppo credibile pensare che i nostri antenati possedessero pannelli di lamellare preincollati grandi tanto quanto la sagoma intera del mantice, per questo ho ritenuto più opportuno, come i falegnami un tempo, “recuperare tutto il possibile” giuntando dei pezzi più stretti, assecondando pregi e difetti di venatura.

Al fine di avere meno perdite d’aria possibili, è stato necessario fresare le assette in modo molto preciso, ottenendo un incastro femmina – femmina da giuntare ed incollare mediante alcune liste di frassino (che dovranno essere spesse tanto quanto la fresatura) preparate in anticipo.
Si giunteranno in questo modo tutte le assette ottenendo un unico e compatto pezzo di legno, in grado di avere una tenuta stagna paragonabile a quella di un pezzo integrale.
Dopo aver lasciato riposare una notte intera il legno con l’aiuto di alcune morse, per ottenere una maggiore robustezza ho provveduto ad incollare ed avvitare trasversalmente alle assette (sulla faccia che rimarrà interna al mantice) due traversine; successivamente sono passato alla fase di tracciatura precisa e poi a quella di taglio tramite un seghetto alternativo da legno ed alla levigatura.
Notare inoltre l’apertura di un foro di 60 mm di diametro sulla parte inferiore del mantice, per andare a creare la valvola d’entrata o aspirazione.

Seguendo la sagoma del mantice ho realizzato sempre con il medesimo legno di quercia il “cassetto d’insufflaggio”, all’interno del quale ho creato uno stretto scompartimento col fine di pressurizzare maggiormente l’aria in uscita dalla bocchetta. Da notare in particolare che in questa piccola cameretta ho attaccato con una cernierina un lamierino sottile che fungerà da valvola “di non ritorno”.

Questa dovrà funzionare molto bene, in quanto nel caso in cui il mantice dovesse avere una notevole forza di aspirazione, essa servirà a trattenere all’interno della cameretta a tenuta stagna, possibili scorie roventi di carbone, ed evitare spiacevoli retro combustioni all’interno della sacca in pelle. Infine per questo pezzo, ho realizzato una bocchetta di acciaio con foro interno conico per dosare e pressurizzare meglio l’aria in uscita.

Dopo aver trattato il legno ed i fori dei tarli con un appropriato solvente antitarlo, ho avvolto tutto il legno in alcuni sacchi di nylon e lasciato riposare alla luce una settimana intera circa.

Ho poi proceduto con l’operazione di finitura del legno dando una mano di mordente, una di impregnante color noce scuro ed infine un ultimo strato di vernice protettiva.

Mentre il tutto asciugava per diversi giorni tra una mano e l’altra di colore, ho acceso la forgia dandomi un pò da fare con la cerniera.

Recuperando la parte mobile di una vecchia cerniera ho giuntato i due motivi  floreali che ho tagliato e curvato a caldo sull’incudine.

Infine ho molato e spazzolato tutta la cerniera al fine di lucidare i segni di lavorazione.

Secondo una sottigliezza imparata ultimamente, consiglio una volta finito il pezzo, di riscaldarlo nuovamente per farlo brunire leggermente e stendere poi un sottile strato di cera d’api, che oltre proteggere il metallo dalla ruggine fisserà il caratteristico colore al “Nero di forgia”.

Una volta finita la cerniera è stato possibile collegare la parte superiore del mantice a quella inferiore, ultimando così la struttura portante.

A Marzo, durante il tradizionale appuntamento di Armi & Bagagli, sono poi riuscito ad effettuare un fortunato acquisto di uno stupendo groppone di pelle di vitello ad un prezzo molto conveniente.
Quivi, fondamentale è lo spessore e la consistenza della pelle, che deve essere non troppo sottile ma neanche spessa e nel contempo resistente ed elastica.
Come diceva il Mastro della bottega, all’inizio della citazione, è fondamentale investire in un ottima pelle, poichè da essa dipenderà il 90% della resa del mantice, ed un tempo, un cospicuo investimento del genere era equiparabile all’acquisto di un macchinario costoso ma funzionale di oggi!
Prima di tagliare la pelle (dove sarà bene dal taglio sino al montaggio farsi aiutare, per il qual lavoro, dovizia e pazienza devo ringraziare enormemente Laura) è stato opportuno ricavare con la carta di giornale un cartamodello grezzo attorno alla struttura di legno precedentemente montata, che servirà in seguito per tracciare le forme abbondanti sul pellame.

Si passa poi alla cucitura delle pezze,all’incollaggio dei bordi ed al rattoppo delle zone più usurate della pelle.

Si connettono le valvole d’entrata e di uscita alla parte superiore del mantice.

Per nostra preferenza abbiamo voluto poi tinteggiare la pelle con lucido per calzature.
Lasciato asciugare anche la pelle per una notte, abbiamo provato poi a presentare la sagoma sul mantice, cercando di capire da dove sarebbe stato meglio iniziare il fissaggio provvisorio con le graffette.
Una volta fissata la pelle alla parte superiore mobile, prima di chiudere tutto abbiamo infilato negli appositi passanti attaccati in precedenza, delle particolari bacchette curvabili da serra, che hanno l’importantissima funzione di costituire la carcassa interna del pellame, che aiuterà a tenerlo aperto all’infuori durante la fase di aspirazione ed immagazzinare ancora più aria.

Molto più storico ovviamente sarebbe stato utilizzare dei rami di nocciolo curvati a caldo, oppure dei salici stagionati, che purtroppo a lungo andare col tempo sarebbero finiti per seccarsi e rompersi all’interno della camera d’aria, non potendoli più sostituire.
Purtroppo però le stressanti operazioni di montaggio/smontaggio durante le manifestazioni e l’uso rievocativo in pubblico ci comportano taluni ostacoli e difficoltà costruttive, a discapito dei più fedeli dettami di filologicità e ricostruzione. Con onestà intellettuale nell’ammettere però tali pecche, ci teniamo però concederci nel dire, che in questi casi, l’importanza primaria diventi non dar nell’occhio tali modernità allo spettatore.

Fermate le bacchette, sia che siano in metallo o vegetali, si può procedere alla chiusura del mantice anche sulla parte inferiore.
ATTENZIONE a non dimenticare oggetti od altro all’interno della camera o dovrete smontare tutto!

Infine, dopo tanta fatica siamo passati alla più soddisfacente inchiodatura tramite delle sellerine da calzolaio. Un consiglio valido prima di inchiodare il tutto, sarebbe quello di tagliare delle strisce di cuoietto, che fungano da rinforzo alla pelle, al fine di impedire alle teste dei chiodini di tagliare o lacerare il pellame.

Il mantice risulta quasi completo, ma in realtà manca ancora di un decorato manico di azionamento sul retro, che sarà oggetto di lavoro nelle fredde giornate di questo inverno … oltre ancora qualche artistica sorpresa.

Infine, non poteva mancare una stupenda custodia personalizzata dove riporre il mantice durante gli stressanti spostamenti e le lunghe permanenze in garage.

CARATTERISTICHE

Materiale: Rovere Europeo, Frassino, Pelle di vitello morbida
Misure: 110 cm x 75 cm x 60 cm (Apertura sacca in altezza)
Data di realizzazione: Inizio Ottobre 2012, completamento struttura Agosto 2013
Fonte storica: iconografia inerente, reperti lignari francesi/piemontesi del ‘700/ ‘800

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